Tea on board!

Tea on board!

Varata nel 1965, con il nome di Mistress Quickly, il Nerissa era stato disegnato tre anni prima e presentato alla stampa nel 1962.

Il lungo ritardo tra questi due avvenimenti fu dovuto all’improvvisa scomparsa per un certo periodo dell’armatore, il Sig. William Whitehouse-Vaux. In cantiere da Beltrami, a Genova-Sturla, si sparse la voce che si trattava di una spia che era in missione segreta per conto degli americani.

Non dimentichiamo che appunto nel 1962 ci fu la famosa crisi dei missili tra le due superpotenze mondiali: i sovietici cercarono di stabilire di nascosto delle basi missilistiche a Cuba e la tensione arrivò all’estremo di considerare molto vicina una guerra nucleare. Il fatto è che per lungo tempo, lo scafo della barca venne tenuto in disparte in cantiere, per lasciare spazio ad altre construzioni che procedevano spedite. Ciò le fu di grande giovamento secondo la testimonianza del Signor Angelo Troccoli, all’epoca Direttore dei lavori da Beltrami: “Spesso il torrente Sturla inondava il cantiere e il Mistress Quickly subì questa specie di processo di stagionatura, mentre si trovava “in forma””, cioè con il legno dele murate finito a tavole alterne. La verità sulla scomparsa dell’armatore è molto più bamale: Whitehouse-Vaux era un avvocato specializzato in Diritto Navale e doveva viaggiare tantissimo per lavoro.

Suo figlio ricorda ancor oggi che la barca restava a sua disposizione per lunghissimi periodi all’anno, in quanto suo padre non aveva il tempo libero necessario per navigare. Lo stesso dev’essere capitato in un’epoca in cui fare un bonifico all’estero non era certamente facile come oggi!
La barca era stata disegnata da Arthur Robb, un neozelandese residente in Inghilterra che si vantò sui giornali di averla concepita con in mente tre diversi sistemi di misura per le regate e che avrebbe certamente ottenuto dei buoni risultati con i tre sistemi.
Purtroppo per la vita sportiva della barca, i due sistemi più in voga in Europa vennero dismessi di lì a poco e sostituiti da un altro completamente diverso. La vita sportiva della barca non fu molto brillante e piuttosto caratterizzata nel ricordo del figlio dell’armatore, William pure lui, dal continuo lavorio sui coppali nel dopo regata.

La fama del cantiere Beltrami, riconosciuto all’epoca come il migliore della cantieristica italiana si deve alla pignoleria dell’ingegnere Vincenzo Beltrami. Vincenzo inizió a costruire le sue prime barche nel 1917, a Sturla e la qualità dei suoi manufatti lo portò ben presto a ricevere ordinativi per barche sempre più grandi e prestigiose. Nel secondo dopoguerra, la sua fama valicò le frontiere e ci furono molti ordini dall’Inghilterra, tra cui quello di Bill Whitehouse-Vaux. Secondo le riviste inglesi, la qualità della costruzione poteva paragonarsi a quella del cantiere scozzese Fife, che sarebbe come dire Rolls Royce tra le macchine, ma che aveva chiuso i battenti subito dopo la guerra. Angelo Troccoli ricordava che l’Ingegnere era solito controllare personalmente il calafataggio di ogni barca (cioè la stoppa che rende stagne le giunzioni tra le tavole dello scafo) con una lente d’ingrandimento. Se vedeva in questo modo anche soltanto un filo di cotone uscire dalla giunta, ordinava la ripetizione del lavoro su tutta la lunghezza della giunta stessa.

Il Mistress Quickly/Nerissa ha una struttura oggigiorno irripetibile, sia per costi, che per mancanza di materiale della stessa qualità: iroko per chiglia e dritti, acacia per madieri, costole e bagli. Teak di Birmania stagionato di ottant’anni (cioè tagliato e messo e messo ad asciugare nel diciannovesiomo secolo!) per le tavole dello scafo, monel (una lega di rame e nickel molto resistene alla corrosione) per i contromadieri e i serbatoi di acqua e carburante. L’eleganza dello scafo, caratterizzato da una notevole insellatura (la curva concava che si crea tra la poppa e la prua) e il fatto di avere il timone collegato alla chiglia, la rendono superata rispetto ai disegni ormai in voga all’epoca del varo. La forma stondata del rialzo della tuga, in cui non c’è un solo spigolo e tutto è rifinito a coppale, è una caratteristica unica di questa barca e ancora Troccoli ricordava trent’anni fa, che la costruzione del baglio sottostante, che doveva essere curvato in tre direzioni diverse, venne affidata da Beltrami a un giovane operaio siciliano, appena arrivato in cantiere, come forma per farsi valere presso i colleghi più attempati.

Bill Whitehouse-Vaux tenne il Mistress Quickly ormeggiato sempre a Porto Santo Stefano, all’Argentario, dov’è ancora ricordato dalle maestranze del famoso cantiere locale e dai molti marinai locali che si sono succeduti a bordo. Uno di loro ricordava una traversata da Santo Stefano fino in Grecia, in cui l’armatore non volle accendere il motore in nessun momento, dopo la partenza. Suo figlio, che allora studiava in Italia, fu forse il principale utente della barca, specialmente nell’epoca invernale e usciva spesso con gli amici a fare una veleggiata nel magnifico scenario dell’Argentario, all’epoca ancora tutto da scoprire dal turismo di massa. In questo periodo, alla barca venne tolto l’abero di mezzana (quello più indietro) e il pozzetto di poppa venne trasformato in gavone con un coperchio.
Verso la fine degli Anni Settanta, Whitehouse-Vaux acquistò una nuvoa barca, in acciaio che chiamò Mistress Quickly. Alla vecchia quindi venne dato un nome nuovo, sempre di origine shackespiriana: Nerissa, da un personaggio del Mercante di Venezia. Pochi anni dopo, Nerissa fu venduta al suo nuovo proprietario il Conte Marone-Cinzano che la tenne una decina d’anni, sempre con base all’Argentario.

Quivi la barca veniva periziata praticamente tutti gli anni, per essere certi che la manutenzione fosse costante e al massimo livello. Il Conte Cinzano rinnovò la dotazione elettronica e tenne la barca fino al nuovo decennio, quando subentrò un proprietario inglese, Robert Ashworth che era andato allora in pensione e cercava una barca per fare il giro del mondo. Malauguratamente il nuovo armatore entrò in difficoltà economiche e dovette vendere la barca nel giro di pochi anni, subentrando in quel momento l’attuale proprietario che è diventato l’armatore di più lunga durata della barca.

Una caratteristica poco comune e molto fortunata del Nerissa è che non è mai caduta in disuso ed è sempre stata mantenuta ai massimi livelli di efficienza in tutte le sue parti. Con gli attuali armatori ha navigato in famiglia, sia in crociera, che in regata, dimostrando doti di velocità e semplicità di manovra. Oggi naviga tranquillamente nelle acque spagnole, con base a Barcellona e quest’anno ha vinto la prima edizione del Circuito di Vele Classiche spagnolo. Il suo proprietario è il Presidente dell’Associazione spagnola di barche classiche ed è riuscito a mantenere il Nerissa nelle stesse condizioni in cui l’ha trovata quasi trent’anni fa. Un testimone del passato che continua a navigare imperturbabile nell’epoca delle barche volanti in carbonio! In occasione delle regate, il Nerissa viene offerto a noleggio in charter per provare l’ebbrezza delle corse tra le più belle barche del passato, vere regine d’eleganza.

Sia in estate che in inverno, si tengono in barca anche eventi come “Tea on board” dove si possono assaggiare diverse miscele di thè accompagnate da scones e marmellate, il tutto fatto atigianalmente a bordo.