La scienza s’interroga sul futuro. Settimana delle biotecnologie

La scienza s’interroga sul futuro. Settimana delle biotecnologie

Il mondo è ancora sconvolto dal COVID. Nella trasformazione delle abitudini di vita, nella crisi dell’economia e del mondo del lavoro, le individualità sono disorientate da un presente mutato e da un futuro incerto. Soprattutto gli adolescenti e i giovani, speranza del domani che sarà. Colpiti duramente dalla crisi nei progetti e nei percorsi di crescita personali e professionali.

Istituzioni, comunità scientifica, società, famiglie si interrogano. Quali orizzonti per costruire un nuovo tempo fatto di fiducia e di normalità, in una condizione che ora appare ‘sospesa’? Per sognare e immaginare una socialità e un domani diverso? Per scongiurare, insomma, il rischio di disperdere il valore principale della società che viene dalla gioventù?

Sono i giovani che hanno dimostrato flessibilità, capacità di adattamento e resilienza durante il periodo di lockdown. Sono quelli che hanno atteso e, con entusiasmo, ora vivono la riapertura della scuola, sia pure tra tante difficoltà e incognite.

Una gioventù che richiede, oggi più che mai, maggiore vicinanza per il futuro che verrà.

Secondo lo studio “Giovani ai tempi del coronavirus. Una generazione in lockdown che sogna un futuro diverso” pubblicato dall’Istituto Toniolo, riportato dal Corriere della Sera, in Italia, il 62% dei giovani tra i 18 e i 34 anni teme l’impatto negativo dell’emergenza sul proprio futuro e, dall’inizio della crisi, il 42% ha già subito un peggioramento della propria condizione personale di lavoro.

Mentre Elena Marta, professoressa ordinaria di Psicologia all’Università Cattolica, che curato una parte dello studio, sottolinea che “i giovani hanno provato emozioni forti, sia negative sia positive, ma sono stati in grado di modularle, elaborarle e articolarle in stati d’animo non estremi. È una capacità importante, che contraddice fortemente lo stereotipo dei giovani superficiali”.

La sfida, è, dunque, quella di valorizzare le energie dei giovani pronte a cogliere opportunità e positivi cambiamenti.

Le Istituzioni ne sono consapevoli. Per il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, i giovani vanno rimessi anche al centro del dibattito politico. “La freddezza e la diffidenza dei giovani rispetto alla politica – ha detto il capo dello Stato in occasione della maratona digitale ‘Quale futuro’ promossa dal ministero per le politiche giovanili alla quale hanno partecipato centinaia di giovani – la sempre più rara disponibilità a un confronto circolare, di idee, di proposte, di suggestioni rendono la comunità nazionale più fragile. E più incerta e difficile la individuazione di una strada per progettare il proprio futuro nel mondo globalizzato”.

“A rischio il futuro dei giovani. Ai giovani bisogna dare di più”, è il deciso appello dell’ex Presidente della BCE Mario Draghi nel discorso di apertura del Meeting di Rimini. Dopo la catastrofe della pandemia, bisogna affrontare la fase difficile e insidiosa della ricostruzione che dovrà essere improntata alla flessibilità, al pragmatismo, ma anche alla trasparenza. E lancia una raccomandazione: i giovani vanno messi al centro di ogni riflessione per rimettere in moto i loro percorsi formativi.

Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, nel suo recente intervento di chiusura sullo stato dell’Unione al Parlamento europeo, illustrando una strategia a tutto tondo per l’Europa nel post-pandemia – sanità, clima e digitale – cita Carola e Vittoria, due ragazze liguri (11 e 13 anni) che, durante il lockdown, giocavano a tennis sui tetti delle loro case: “Sono una lezione per tutti noi, ci insegnano che non ci dobbiamo far bloccare dagli ostacoli sul nostro cammino”.

Due adolescenti che l’Europa prende come simbolo nella lotta alla pandemia. E non solo.

Da Napoli, un progetto di vita per i giovani.

Il 29 settembre, dalle 9.30 alle 12.30, presso il Maschio Angioino (Sala dei Baroni), “L’eterna lotta tra l’Uomo e il virus: ieri, oggi, domani” è il tema dell’incontro promosso, per la VIII edizione dell’European Biotech Week (EBW), dal Comune di Napoli.

Un percorso formativo portato avanti, da otto anni, dal Vicesindaco Enrico Panini e dalla prof.ssa Angela Procaccini del suo staff, nel panorama europeo sulle Biotecnologie.

Tanti gli attori istituzionali in campo, Federchimica, Assobiotec, ICB (Istituto Chimico Biomolecolare di Pozzuoli) del CNR, Università Vanvitelli e il Ceinge Seri. Invitato il Ministro dell’Università Gaetano Manfredi. Interverranno il Sindaco di Napoli Luigi de Magistris e il Vicesindaco, il Direttore di Federchimica Leonardo Vingiani ed altri specialisti nel settore della ricerca.

Obiettivo: fare il punto sull’emergenza, conoscere la storia delle epidemie e le strategie messe in campo dalla scienza.

Al termine della mattinata del 29, alcuni interessanti interventi di studenti di Istituti superiori napoletani che hanno approfondito tematiche di biotecnologia.

L’EBW 2020, in contemporanea, inoltre, sarà parte integrante del programma della Naples Shipping Week (NSW), settimana di ricerche e di studi sul mare.

L’obiettivo generale dell’EBW è sensibilizzare, attraverso la scienza, la ricerca e l’innovazione, alla difesa dell’ambiente e della vita. E mai, come in questi mesi, ci si è resi conto di quanto sia importante, per tutti, condividere conoscenze scientifiche non solo per combattere l’attuale emergenza ma anche per sensibilizzare e, dunque, prevenire analoghe minacce.

Manifestazione di divulgazione scientifica lanciata in Canada nel 2003 e arrivata in Europa nel 2013 per volontà di EuropaBio – Associazione della bio-industria europea, dal 2016, la settimana EBW è Global: in diversi continenti si celebra, infatti, negli stessi giorni, questa ricorrenza dando vita a una vera e propria “Global Biotech Week”, a testimoniare come le biotecnologie rappresentino una risorsa senza confini, capace di offrire soluzioni alle grandi sfide della società a livello mondiale. L’evento ha ottenuto, in Italia, nel 2015, la “Medaglia del Presidente della Repubblica” quale premio di rappresentanza.

Anche quest’anno, quattro continenti celebrano, da lunedì 28 settembre a domenica 4 ottobre, la Biotech Week: una settimana di eventi e manifestazioni dedicati al settore delle biotecnologie. Per raccontare, a un pubblico vasto ed eterogeneo, le biotecnologie nei loro diversi settori di applicazione (dalla terapia alla diagnostica, dall’agroalimentare ai processi industriali, passando per il risanamento ambientale fino alle energie rinnovabili, solo per citarne alcuni) e il ruolo chiave che queste tecnologie hanno nel migliorare la qualità della vita di tutti noi.

Nella settimana biotech, incontri in molte città italiane, da Nord a Sud.

Quali sono i rimedi che la scienza mette in campo per difendere il nostro ambiente e la nostra salute? Insieme ad insigni ricercatori, anche i giovani studenti proporranno idee e ricerche, con coinvolgimento attivo.

“La ricerca, strumento di conoscenza, non oggetto di competizione e strumento di potere” (Rita Levi Montalcini), si legge nel programma della giornata di lavoro di Napoli del 29 settembre.

Un incontro tra la scienza e i giovani. La risposta che viene dal Sud è un lavoro pedagogico che si nutre, soprattutto, di sensibilità, attenzione e dialogo.

Come spiega la Prof.ssa Angela Procaccini: “La scuola partenopea, in un certo senso, si vuole concretizzare come ‘cantiere’, nel quale gli studenti si aggregano in luoghi di formazione in senso ampio, apprendono contenuti didattici e culturali di grande respiro. Ma anche *‘cantiere’*come occasione di ascolto nei confronti di soggetti più o meno svantaggiati, ai quali si riconosce il bisogno-diritto alla socialità e alla cultura.

Il teatro, la musica, lo sport in genere, la ricerca scientificanello specifico, vengono proposti come percorsi di lavoro sui linguaggi e sulle sue possibili forme di integrazione. ‘L’epifania del quotidiano’. Dove problemi adolescenziali, entusiasmi e ricchezze giovanili, anche disagi e malesseri, sono letti attraverso un approccio che riconosce a ciascun individuo il proprio sistema di valori e significati, la propria identità umana e culturale. Che è poi condizione e risorsa per l’aggregarsi di gruppi che scoprono interessi comuni, afferma ancora la Procaccini. Con questa scuola progettuale, intesa come ‘cantiere’, si vuole dunque attivare un’azione collettiva che vada verso nuove forme di cittadinanza e partecipazione sociale, sostenute e coordinate da un progetto istituzionale e animate da realtà vive e da professionisti responsabili. Un lavoro complesso e insieme una sfida che orienta il viaggio e chiede grande passione, competenza e coinvolgimento. Quest’anno abbiamo voluto coinvolgere gli studenti su una tematica di forte attualità e impatto sociale, la pandemia da coronavirus e le diverse probabili soluzioni, un argomento sempre da ricollegare al mondo della ricerca scientifica e biotecnologica. Non a caso, infine, sempre facendo riferimento alla parola chiave *‘cantiere’*ed all’etimo della parola ‘progettare, gettare avanti, i nostri studenti sono portati a ‘farsi**architetti della propria forma di vita’ (Marguerite Duras) con l’ausilio dei docenti e degli esperti del settore”.

Perché, come ricorda ancora la Prof.ssa Procaccini, “*la scuola non è solo preparazione alla vita.*È vita essa stessa (Dewey)”.

Un messaggio che il disastro dell’emergenza affida ai giovani avvicinando l’affascinante mondo delle biotecnologie ad un modo di essere e di vivere che avrà un impatto positivo su ogni aspetto della vita dell’uomo.

Elvira Frojo