Nelle città smarrite, la solidarietà è rifugio e conforto per tutti

Nelle città smarrite, la solidarietà è rifugio e conforto per tutti

Il mondo si è fermato dinanzi ad un nemico invisibile, il ‘coronavirus’. La Borsa e l’economia vacillano.

Le attività lavorative, nella quasi totalità, sono interdette o ridotte al minimo, rimodulate secondo i nuovi parametri compatibili con la sicurezza.

Le abitudini di vita stravolte, ribaltate. Il virus COVID-19 manifesta la sua presenza ovunque. Un’insidia che non è possibile ignorare nella vita quotidiana. La distanza in centimetri dagli altri, la protezione da tutto, persino da noi stessi, sono le regole da osservare, ora. Senza se e senza ma.

Per i fedeli, a Roma, piazza San Pietro inaccessibile. Vaticano ‘chiuso’. Aperti solo farmacia e supermercato, a ingressi contingentati.

Un’immagine irreale della città capitolina che sembra aver perso ogni identità. Le Chiese aperte solo per la preghiera. Annullate le udienze generali del mercoledì e la benedizione dell’Angelus domenicale di Papa Francesco, ora collegato in diretta via streaming dalla Biblioteca del Palazzo Apostolico.

Nello smarrimento generale, il Pontefice, interprete del mondo globalizzato, il Papa dell’abbraccio e dell’incontro, il Papa del cuore e della vicinanza che ha fatto cadere barriere anche simboliche, nella sua messa mattutina delle 7.00 a Santa Marta, prega per il mondo intero.

Nella giornata di preghiera e di digiuno dell’11 marzo presso il Santuario della Madonna del Divino Amore – con un videomessaggio che ha preceduto la Messa presieduta dal cardinale vicario Angelo De Donatis, senza la presenza di fedeli – Papa Francesco ha affidato il mondo alla protezione della Madre di Dio come ‘segno di salvezza e di speranza’.

La madre che ci ha dato la vita e alla quale ci affidiamo nelle angosce più profonde. ‘…Tu, Salvezza del popolo romano, sai di che cosa abbiamo bisogno e siamo certi che provvederai perché, come a Cana di Galilea, possa tornare la gioia e la festa dopo questo momento di prova…’, rivolgendosi così il Pontefice nella preghiera alla Vergine.

Nell’occasione, la diocesi di Roma ha, inoltre, lanciato una raccolta fondi straordinaria a sostegno di medici, infermieri e operatori sanitari.

In forma privata, nel pomeriggio di domenica 15 marzo, il Pontefice si è recato presso la Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma, per invocare la fine della pandemia rivolgendo una preghiera alla Vergine, Salus Populi Romani. Poi, a piedi, come in pellegrinaggio, ha raggiunto la chiesa di San Marcello al Corso, dove è custodito il Crocifisso che, nel 1522, venne portato in processione per i quartieri della città per invocare la fine della ‘Grande Peste’ a Roma.

Mentre tutti, credenti e non credenti, sono uniti nella speranza che la pace della ‘normalità’ ritorni presto nella propria vita.

Nella solitudine aggravata dalle difficoltà del momento, la solidarietà si diffonde più del virus da combattere. Insieme, Istituzioni, associazioni, Chiesa cattolica, il mondo del volontariato ma anche tanti piccoli e grandi ‘eroi’. Per dire: Ce la faremo!

La Caritas non va in quarantena in questo momento di grande paura, pur con tutte le previste cautele del caso.

Il Papa ha donato 100mila euro alla Caritas italiana come segno di vicinanza, attraverso il Dicastero per lo sviluppo umano. ‘In un tempo non facile per tutti noi, insieme a tutte le Caritas diocesane d’Italia, ci sentiamo abbracciati da Papa Francesco’, ha detto monsignor Francesco Soddu, Direttore di Caritas italiana.

E dalla Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana sono stati destinati 10 milioni di euro alle Caritas diocesane e 500mila euro al Banco Alimentare.

Per provvedere al sostegno economico delle famiglie disagiate, all’acquisto di beni di prima necessità e all’attività di ascolto a distanza (con istituzione di un numero verde) di anziani soli e persone fragili, e per assicurare almeno i servizi minimi ai più bisognosi e ai senza dimora, con servizio da asporto e dormitori protetti.

Se il contagio allontana fisicamente, la solidarietà unisce anche a Sant’Egidio.

In un momento in cui l’emergenza chiede a tutti di restare a casa, la Comunità di Sant’Egidio tiene aperte le porte per chi non ha una dimora. Nella chiesa di San Calisto a Trastevere, tante persone trovano, infatti, accoglienza, sicurezza e calore.

Tutti dobbiamo prendere delle precauzioni, ma non dobbiamo mai lasciare nessuno solo perché l’isolamento di questi giorni può portare a gravi conseguenze, può anche uccidere’ ha detto Marco Impagliazzo, Presidente della Comunità di Sant’Egidio. E ancora: Nel rispetto delle prescrizioni delle autorità ‘dobbiamo mostrare una reazione di solidarietà, di attenzione al bene comune e al bene di chi è più povero e più fragile’.

E anche i luoghi del silenzio e dell’isolamentodella clausura si aprono ai bisogni dei più deboli. Attraverso preghiere, parole e gesti solidali. Come nel convento delle clarisse presso il monastero delle Sorelle Povere di Santa Chiara di Gorla**,** vicino alla metropoli milanese che ora sembra aver bisogno di tutto.

E, intanto, il mondo civile e la società italiana ritrova, nelle nuove modalità di vita e di lavoro imposte dalla forzata distanza, maggiore energia, nel desiderio di condivisione, solidarietà e speranza.

Medici, infermieri e operatori sanitari impegnati in prima linea, combattono in maniera compatta, con dedizione e straordinario sacrificio, una lotta impari, senza limiti e confini. E così le Forze dell’Ordine e chiunque svolga un servizio pubblico essenziale.

Didattica online, lavoro da casa, gestione del quotidiano, rappresentano ogni giorno una sfida per ciascun individuo, per le famiglie, le imprese e la società. Una sfida che le Istituzioni hanno accolto con determinazione, promuovendo mirate iniziative.

Il Ministero per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione ha attuato un progetto con l’obiettivo di aiutare le persone, i professionisti e le aziende a continuare, attraverso servizi digitali, la propria attività con proposte, disponibili sul portale del Ministero, per famiglie, studenti e insegnanti. ‘Digitale e innovazione possono rappresentare, se utilizzate nel modo giusto, risorse preziose per migliorare la vita dei cittadini. Oggi l’Italia è chiamata ad affrontare un momento di emergenza sanitaria senza precedenti. Anche in questo contesto difficile, l’innovazione può dare il suo contributo, se non a ritrovare la normalità forzatamente perduta, almeno a trovare una quotidianità diversa nella quale non dover rinunciare a lavorare, a informarsi, a fare la spesa, alla propria socialità e, specie per i più piccoli, al gioco, alla formazione, all’istruzione’, ha dichiarato la Ministra Paola Pisano.

Un successo l’iniziativa nata dall’appello del Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, Dario Franceschini, nell’ambito della campagna #iorestoacasa, che ha chiesto alla Rai e a tutte le tv e radio di sostenere ‘L’Italia Chiamò’, la maratona solidale per la Protezione Civile sul canale YouTube del Mibact.

Oltre 100 i protagonisti del mondo dell’informazione, della cultura, della musica e dello spettacolo che vi hanno aderito, mettendo in scena momenti di festival culturali, produzioni teatrali, concerti e mostre sospese o cancellate: performance, interviste, canzoni e poesie, tutte in streaming dalle case degli artisti. Presenti nel palinsesto anche video prodotti dai luoghi della cultura del Ministero per raccontare la vita in questi giorni al museo, nelle biblioteche, negli archivi, le attività in corso e le tante iniziative sui canali digitali.

Consistenti le risorse destinate dalle imprese e dalle aziende al sistema sanitario e alla protezione civile, in una gara di solidarietà: Snam, Benetton, Generali, Italgas, e tante altre ancora.

Si moltiplicano le donazioni e le campagne di raccolta fondi anche da parte del mondo dello spettacolo, della moda, dello sport e della finanza, soprattutto in sostegno di strutture ospedaliere..

Numerose le iniziative di supporto alle quali hanno aderito migliaia di italiani. Da parte di alcuni ristoratori, pasti gratis direttamente in ospedale per il personale sanitario. A serrande abbassate.

E, a porte chiuse, finestre e balconi di molte case si aprono, da Nord a Sud del Paese, grazie ad un tam tam sui social, per intonare canti e inni o per esibire striscioni. Un richiamo che unisce e avvicina, con la voglia di resistere. Per dare colore e vita al grigio della ‘quarantena’.

Un ‘ideale abbraccio collettivo’, come ha detto il Presidente Conte, ‘per cantare l’orgoglio della propria città, della propria terra’. E ancora: ‘Il flash mob si diffonde dappertutto, arriva sin dentro le corsie degli ospedali dove medici, infermieri, operatori sanitari si prodigano incessantemente per curare i nostri cari. Viene udito dalle forze dell’ordine, dai volontari della protezione civile, dalle lavoratrici e dai lavoratori che alimentano la catena produttiva e distributiva affinché il Paese non si fermi. Rincuora tutti, in particolare le persone che si avvertono più fragili e vulnerabili e vivono con particolare angoscia questi giorni di emergenza’.

Perché da questa crisi usciremo soltanto insieme, nel paradosso di sentirci ora, finalmente, più vicini e solidali. Nella distanza.

Nella speranza che quando – speriamo presto – sarà finita l’emergenza, ci ritroveremo tutti, forse, migliori.

Elvira Frojo