La vita che cambia. In aula, al tempo del coronavirus

La vita che cambia. In aula, al tempo del coronavirus

L’Italia chiude i battenti e s’interroga. Si moltiplicano le notizie, a volte, contraddittorie. Per qualcuno è panico, per altri è solo fatalità.

È la sospensione che paralizza progetti, impegni e incontri. Città spettrali, socialità repressa e compressa. Persino l’affettività è in gioco.

Catapultati da un mondo ‘virtuale’ che sembrava aver già allontanato la fisicità del mondo reale, ad un mondo ‘virale’, dove si è rarefatto in poco tempo ogni istintivo gesto di comunicazione emotiva: l’abbraccio, il bacio, la stretta di mano. Proibiti dalle ‘regole di comportamento’ e ritenuti quasi ‘aggressivi’. Non si conosce il tempo che verrà, cosa accadrà e quando questa nuova modalità di stare insieme – valutata in ‘centimetri’ – finirà.

Il Governo, con decreto del 4 marzo, ha emanato misure di prevenzione. ‘Sono sospese le manifestazioni, gli eventi e gli spettacoli di qualsiasi natura, ivi compresi quelli cinematografici e teatrali, svolti in ogni luogo, sia pubblico che privato, che comportano affollamento di persone tale da non consentire il rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro’, si legge nel provvedimento. Anche gli eventi sportivi dovranno essere a porte chiuse.

Le misure del Dpcm vanno nella direzione di un forte contenimento e rallentamento della diffusione dell’infezione da coronavirus. Forti alleati per contrastare l’infezione sono i comportamenti dei cittadini. Si tratta comunque di un virus nuovo, per questo il governo ha deciso di agire adottando il principio della massima precauzione’, ha detto il Presidente dell’Istituto superiore di Sanità, Silvio Brusaferro.

Un richiamo all’autodisciplina e al senso civico degli italiani.

Tra le tante, ‘non è stata una decisione semplice’ la sospensione dell’attività didattica, in tutte le scuole e università italiane, dal 5 al 15 marzo, come afferma il Presidente del Consiglio Conte.

Scuole e atenei sono, tuttavia, chiusi anche al personale amministrativo nelle zone rosse mentre, nel resto d’Italia, sono per ora sospese solo le lezioni.

Per i giovani, un’altra prova. Forse la più difficile. Imparare, comunicare, farsi valutare a distanza. Senza la fisicità, che ora sembra rassicurante, di luoghi e persone.

Le famiglie, spesso, impreparate di fronte alla necessità di maggiore richiesta di presenza in casa. Le tante casalinghe, ora, svelano a tutti il lato prezioso della loro insostituibile funzione, soprattutto, per figli e anziani.

Un’emergenza che, tuttavia, può costituire per la scuola anche un’occasione di crescita, come spiega il ministro dell’Università e ricerca Gaetano Manfredi: ‘Dobbiamo cogliere l’opportunità di migliorare i nostri servizi: quando i ragazzi torneranno in aula, spero subito dopo il 15 marzo, non avranno perso giorni di lezione e troveranno un’università migliorata sotto il profilo della formazione a distanza’.

Le lezioni a distanza sono già partite in alcuni atenei. Le lezioni frontali sono attualmente sospese. ‘Anche gli esami – dice ancora il Ministro Manfredi – si faranno online e, dove possibile, anche in sede ma con le dovute distanze, quindi, e con gli studenti scaglionati durante gli appelli’.

Quale sarà, dunque, la risposta dei nostri Atenei a questa nuova fase della didattica generata dalla minaccia del coronavirus? Riconosciuti, anche quest’anno, tra i migliori.

Come si legge nel sito della rivista economica Forbes, ‘sono 47 le università italiane che rientrano nel nuovo World University Ranking 2020, la valutazione dell’agenzia britannica QS che ogni anno compara 1368 atenei in 83 Paesi e 13.138 programmi universitari. Le università italiane che sono riuscite a entrare nella Top 10 di settore sono otto. La Sapienza di Roma perde il primo posto per gli Studi classici e Storia Antica lasciando lo scettro a Oxford’.

‘Nella top ten globale – riporta ancora Forbes – si trova anche la Bocconi di Milano per il corso in Business e Management che sale di una posizione arrivando così al 7° posto.

Il Politecnico di Milano compare al 7° posto tra le migliori 10 facoltà al mondo di Architettura, al 6° posto per Arte e Design, al 7° per Ingegneria civile e strutturale e al 9° per Ingegneria meccanica, aeronautica e industriale’.

L’Alma Mater di Bologna rientra tra i primi 100 atenei a livello globale in 21 discipline, di cui 4 rientrano tra i primi 50 posti al mondo (Storia classica e antica, Lingue Moderne, Agraria e Odontoiatria).

La Brexit non ha certo scalfito il primato delle università inglesi. In prima posizione tra le università che vantano più discipline nella Top 10 mondiale troviamo, infatti, Cambridge (38), Harvard (35) e Oxford (34).

Secondo QS, infine, il Mit di Boston è il miglior ateneo al mondo con 12 discipline al primo posto, seguito da Harvard con 11 e Oxford con 8.

A livello europeo, l’Italia si classifica quarta come miglior sistema universitario in Europa, superata solo da Francia, Paesi Bassi, Germania e Svizzera (europea ma non parte dell’Ue)’.

Insomma, l’Italia ‘Casa di tante eccellenze’. E, ora, con il coronavirus?

L’emergenza sanitaria globale e i significativi impatti di natura economica stanno determinando nelle università di tutto il mondo un’imprevedibile necessità di iniziative di didattica online. Quale sarà l’impatto sugli atenei italiani? Le nostre strutture accademiche tradizionali **riusciranno ad adeguarsi alla nuova realtà?

Certo, la grande incertezza è legata alla durata dell’epidemia e all’estensione del contagio su scala internazionale, in un mondo globale dove i paesi ed i sistemi economici sono altamente interconnessi. Ma anche all’adeguamento tecnologico e a quello culturale che ha tempi più lunghi.

E quale sarà la risposta dei docenti per parlare ad aule ‘vuote’? Tra senso di responsabilità ed immaginazione, docenti e studenti, mai come ora, forse dovranno essere in sintonia anche guardando alla flessibilità delle università telematiche.

Ancora una volta, i giovani potranno manifestare coraggio nell’andare avanti, con maggiore autodisciplina, proseguendo con responsabilità e capacità di adattamento alla nuova realtà quotidiana.

Ora, in una dimensione asfittica che annulla ogni visione nei Paesi, uno stato di angoscia individuale, giorno dopo giorno, si impossessa anche delle persone più fiduciose. Svela la nostra fragilità di fronte alla paura, alle conseguenze del contagio.

È un’occasione per riflettere sul nostro stare insieme, per rinsaldare i legami familiari più stretti. Per allungare il tempo quotidiano da dedicare agli affetti più cari e per guardare nel sentire profondo di ognuno di noi.

È un banco di prova soprattutto per le Istituzioni, per l’Europa e per il mondo, affinché questa volta non accada, come nella metafora suggerita dal Manzoni ne ‘I Promessi Sposi’, che, nella difficoltà, pensino a ‘beccarsi tra di loro’ come i capponi di Renzo ma che, anzi, manifestino la capacità di far fronte comune, con autentica collaborazione e solidarietà, per il nostro futuro.

Lo ha ricordato, nel suo discorso, il Presidente Mattarella, con ‘un invito alla responsabilità, alla collaborazione istituzionale, in un momento delicatissimo nella vita del Paese. Il momento che attraversiamo richiede coinvolgimento, condivisione, concordia, unità di intenti nell’impegno per sconfiggere il virus: nelle istituzioni, nella politica, nella vita quotidiana della società, nei mezzi di informazione’.

Un monito che ci dà fiducia e del quale lo ringraziamo.

Elvira Frojo