Presepi e luci. Il senso del Natale

Presepi e luci. Il senso del Natale

Roma, Assisi, Greccio, Betlemme. Luoghi simbolo e testimonianza di cristianità e di gioia. Battono il tempo di un Natale, ormai, alle porte. La festa più attesa dai cristiani di tutto il mondo.

Greccio con la gioia della visita di Papa Francesco; Piazza San Pietro con il presepe donato dal Trentino; Betlemme con un frammento della reliquia della Sacra culla; Assisi terra di pace e di semplicità nel segno di San Francesco, con il presepe veneto.

Nella rappresentazione della Natività, mentre anche gli alberi si accendono di mille luci, ci interroghiamo tutti, ogni anno, sul mistero della nascita di Cristo e sulla nostra profonda fragilità umana. E ci chiediamo quali doni vorremmo trovare sotto l’albero e quali vorremmo offrire. Per ritrovare quella pace interiore che sembra essere sempre più compromessa da un clima di rancore sociale e da una violenza dalle mille facce.

Una riflessione che ci accompagna, quotidianamente, ma che, forse, nella tradizione del Natale, può trovare risposte, come quest’anno ci ricorda, con una potente testimonianza, Papa Bergoglio.

Papa Francesco si è recato al santuario di Greccio, in provincia di Rieti, dove, nel 1223, San Francesco d’Assisi, dopo il suo viaggio in Terra Santa a Betlemme, realizzò il primo presepe vivente della storia con l’aiuto di Giovanni Velita, nobile del paese.

Da allora, la tradizione si è diffusa nel resto d’Italia e negli altri Paesi cristiani. Oggi, i presepi viventi sono realizzati in tutto il mondo occidentale cristiano, non solo cattolico.

Nella sua seconda visita (dopo il 2016) a Greccio, Papa Bergoglio ha portato con sé un dono speciale, consegnato simbolicamente ad alcuni fedeli, la Lettera apostolica ‘Admirabile signum’. Per affermare il significato del presepe, ‘mirabile segno’ da portare in tutti i luoghi pubblici, ‘una genuina forma per riproporre la bellezza della nostra fede con semplicità’.

Un messaggio di gioia e di vicinanza per tutti. Un invito a fare in modo straordinario le cose di tutti i giorni, nella semplicità. Un richiamo all’essenziale. A scoprire, attraverso la rappresentazione del presepe, ‘quanto sia importante per la nostra vita, così spesso frenetica, trovare momenti di silenzio e di preghiera’.

Gesù proclama, con mite potenza – spiega Papa Francesco – l’appello alla condivisione con gli ultimi quale strada verso un mondo più umano e fraterno, dove nessuno sia escluso ed emarginato. Dovunque e in qualsiasi forma, il presepe racconta l’amore di Dio, il Dio che si è fatto bambino per dirci quanto è vicino ad ogni essere umano, in qualunque condizione si trovi’.

Una tradizione, per credenti e non credenti, il presepe. Esprime ‘spogliazione’, ‘povertà’ e ‘umiltà’. E’ la tenerezza e l’amore di Dio.

Dio ci ama a tal punto da condividere la nostra umanità e la nostra vita‘, ricorda il Pontefice. ‘Non ci lascia mai soli; ci accompagna con la sua presenza nascosta, ma non invisibile. In ogni circostanza, nella gioia come nel dolore’.

E dunque ognuno di noi può portare gioia ‘dove c’è tristezza’ e ‘speranza a chi l’ha perduta’.

Nella grotta del santuario di Greccio vi è un dipinto attribuito a Giotto, realizzato tra il 1295 e il 1299, che raffigura un presepe in cui la Madonna allatta il Bambino Gesù. Una sintesi di grande tenerezza in una sola immagine.

Una festa particolare, quest’anno, anche per la Terra Santa, nella Basilica della Natività, in occasione della prima domenica di Avvento, con il dono di Papa Francesco: un delicato frammento della Reliquia della Sacra culla, giunto a Betlemme da Roma e, dopo la cerimonia, posto in una teca conservata all’interno della Chiesa di Santa Caterina. ‘La culla, ha detto il Custode, padre Francesco Patton, ci ricorda quello che dovrebbe essere il cuore di ogni cristiano: un luogo semplice, umile, capace di accogliere Gesù. Possiamo accendere luci, fare e ricevere regali, ma se la culla è vuota ci manca l’essenziale’.

Per Betlemme, un albero speciale, con le luci alimentate da energie rinnovabili, nell’ambito di un progetto del VIS (Volontariato Internazionale per lo Sviluppo) finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS).

E, in Italia, come ci prepariamo al Natale 2019?

La nostra tradizione è antica. Numerosi sono, infatti, i presepi precedenti al 1600.

Il primo presepe scolpito di cui si ha notizia è conservato nella Basilica di Santo Stefano a Bologna. L’autore dell’opera ha il nome convenzionale di ‘Maestro del Crocifisso’. L’opera fu realizzata con tronchi di tiglio e di olmo, forse nell’ultimo decennio del XIII secolo.

Il più antico presepe conosciuto al mondo composto da singole statue ad altorilievo è, invece, il presepio di Santa Maria Maggiore a Roma, di Arnolfo di Cambio, risalente al 1289.

Tra i presepi più antichi di Napoli, che vanta un artigianato secolare tuttora molto vivo, c’è quello della fine del Quattrocento di San Giovanni a Carbonara, con figure in legno e la presenza anche di profeti e sibille. Molti pastori sono oggi custoditi al Museo nazionale di San Martino.

Ad Urbino, nell’Oratorio di San Giuseppe, è conservato un presepe del 1555, opera di Federico Brandani, in stucco, tufo e pietra pomice, con figure a grandezza naturale.

Cinquecentesco è anche il presepe di Antonio Begarelli (1527), nel Duomo di Modena, con molte figure ispirate all’arte classica e dalla composizione scenografica. Altro noto scultore modenese di figure per presepio è Guido Mazzoni, sempre del Cinquecento.

In Italia, il presepe ha, ancor oggi, delle varianti regionali. Per lo più, le tradizioni presepistiche si differenziano per i diversi materiali utilizzati e per l’ambientazione, spesso ispirata al paesaggio locale.

A Roma, sono tantissimi i presepi nelle splendide chiese della capitale e molte le suggestive mostre che esprimono, ogni anno, la creatività di artisti di ogni cultura.

E migliaia sono i turisti che attendono di vedere il tradizionale presepe di Piazza San Pietro, quest’anno donato da Scurelle, un paese di 1400 abitanti in provincia di Trento, ai piedi del Lagorai. Ventisei le statue in legno a grandezza naturale che ripropongono i mestieri di montagna dei primi del Novecento. L’albero di Natale proviene da Rotzo, sull’Altipiano di Asiago. Due località colpite, nell’ottobre 2018, dalla tempesta Vaia.

Il ‘Comitato Amici del Presepio e recupero tradizioni locali Scurelle’ è il promotore dell’iniziativa che, dal 1999, coinvolge tutta la comunità, l’amministrazione comunale, Alpini, Vigili del Fuoco, Volontari, parrocchia, il Gruppo Missionario e anche cittadini e imprese.

In Piazza San Pietro, dal 5 dicembre al 12 gennaio 2020, potrà essere ammirato insieme all’abete illuminato.

E il Natale 2019 a Piazza Venezia?

Noto, ormai, con il nome di ‘Spelacchio’, l’albero di Natale è una vera star nella Capitale. Quest’anno è un bellissimo abete naturale ‘Abies Nordmanniana’, di oltre 22 metri di altezza e proviene da Cittiglio (Varese). E’ illuminato con 80mila luci led e decorato con mille addobbi tra sfere e cristalli di neve. Un’operazione, sottolinea il Campidoglio, a costo zero in quanto sponsorizzata da Netflix. E’ possibile inviare le tradizionali letterine dei bambini attraverso un ufficio postale interattivo.

L’inaugurazione è prevista per l’8 dicembre.

Dal 2 dicembre al 6 gennaio 2020, sempre a Roma, nella basilica parrocchiale di San Marco Evangelista (nel complesso di Palazzo Venezia), si può attraversare giungendo fino alla capanna il ‘Presepio emozionale’ dei frati cappuccini dell’Umbria di Frate Indovino. E’ il presepe di cartone più grande al mondo, oltre 200 metri quadrati con personaggi a grandezza naturale, riproduzione di un tipico villaggio medioevale dell’Appennino umbro-marchigiano.

Nella splendida atmosfera natalizia di Assisi, si attende, l’8 dicembre, la tradizionale accensione e benedizione dell’albero di Natale e del Presepe nella piazza inferiore della Basilica di San Francesco, quest’anno donati dal popolo di Borca di Cadore, zona colpita nell’ottobre 2018 dalla tempesta Vaia che ha distrutto migliaia di ettari di foresta.

Il Presepe, realizzato dall’Associazione “Io Amo Castellavazzo”, è composto da pastori in legno di abete rosso a grandezza naturale.

L’albero, 14 metri di altezza, è offerto dalla “Regola” di Borca di Cadore e sarà addobbato con circa 45 mila luci a led.

Artisti, associazioni e artigiani veneti sono impegnati anche in una gara di solidarietà con l’offerta oggetti natalizi in legno che la comunità francescana metterà all’asta per i poveri dell’Umbria.

Il senso della tradizione rivive tra presepi e alberi di Natale. Per tutte le sensibilità e culture, in ogni località. La sfida è quella di aprire la porta del cuore per vivere una festa di gioia. Recuperare, con il Natale, la serenità e il senso della nostra fugace esistenza!

Elvira Frojo