Il food che fa tendenza

Il food che fa tendenza

Il Salone Internazionale dell’Alimentazione è da sempre un osservatorio privilegiato sulle abitudini presenti e future in fatto di enogastronomia e sullo stato di salute del Made in Italy all’estero.
Le interviste ai presidenti di Federalimentare, Federvini e Aidepi.

Cibus è tra le più importanti fiere agroalimentari a livello internazionale e, ogni anno, raccoglie centinaia di espositori, decine di migliaia di visitatori, buyers e professionisti del settore. In mostra quanto di più buono, è davvero il caso di dirlo, l’Italia riesce a produrre ed esportare, con prodotti nostrani sempre più apprezzati in una vetrina internazionale di assoluto rilievo.
Quello offerto da Cibus è stato un interessante spunto per approfondire con i protagonisti del settore alimentare italiano il tema del successo dei nostri prodotti.

A spiegarci questa affermazione sia dentro che fuori i confini nazionali è intervenuto il Presidente di Federalimentare Luigi Scordamaglia che, con orgoglio, rivendica il successo dell’enogastronomia italiana all’estero.

Qual è ad oggi la forza del Made in Italy? Un evento come Cibus quanto può favorire la visibilità dei nostri prodotti soprattutto all’estero?
Siamo riconosciuti come la popolazione più longeva e sana al mondo e il nostro cibo è il più sicuro e richiesto: il mondo vuole il cibo italiano, ma dobbiamo ancora sviluppare una consapevolezza maggiore del nostro valore. Cibus è senz’altro il luogo migliore per celebrare questo primato ed è anche un importante assist per diffondere la vera cultura, la crescita produttiva e l’esportazione del Made in Italy, tanto più che il 2018 rappresenta l’anno speciale per il nostro food.

I dati dell’export dei nostri prodotti alimentari la soddisfano? In cosa si può ancora migliorare?

Performance come quelle dei prodotti alimentari italiani non possono che soddisfare, ma ancora molto c’è da fare. Nei mercati esteri è prioritario, ad esempio, rafforzare l’attività di comunicazione che spieghi al consumatore quali sono i valori concreti del Real Italian paragonati ai prodotti Italian Sounding. Contemporaneamente, bisognerà rafforzare la tutela legale delle indicazioni geografiche anche attraverso un presidio più attento e responsabile degli accordi di libero scambio. Tali accordi sono fondamentali per un paese esportatore come l’Italia, ma devono essere conclusi con maggiore competenza, trasparenza, e condivisione rispetto a quanto finora fatto dall’Unione Europea.

Nei prossimi 10 anni come vede, e come auspica, lo sviluppo del food&beverage italiano?

Per garantire 10 anni di crescita, la partita deve essere giocata oggi. Le priorità sono: semplificazione, la burocrazia resta il male assoluto per il settore alimentare e per l’intera industria; diminuire il cuneo fiscale, soprattutto giovanile. Siamo il paese in cui il costo del lavoro è il più alto d’Europa, nonostante un netto in busta paga ridotto e in cui la differenza di salario tra ultra 60enni e 30enni è la più alta in Europa. No, infine, all’incremento dell’Iva, una misura che non farebbe altro che accrescere da un lato l’evasione e dall’altro il gap tra le famiglie che possono comprare prodotti premium e quelle che non possono neanche garantirsi gli alimenti essenziali.

NON SI VIVE DI SOLO CIBO

A OperaWine, che ha aperto Vinitaly, Wine Spectator ha acceso i riflettori su grandi interpreti dell’enologia italiana, ma l’Italia è un paese di grande tradizione e storia enoica che, nel corso del tempo, ha saputo valorizzare con impegno e passione la varietà e la qualità dei suoi vini”. Così Sandro Boscaini, Presidente di Federvini, ha iniziato a raccontarci il presente di un settore che, in particolar modo all’estero, riscuote grandissimi consensi.

Il turismo enologico negli ultimi anni sta riscuotendo un crescente successo, in particolar modo grazie ai visitatori stranieri…

I turisti stranieri non hanno che l’imbarazzo della scelta nell’individuare i percorsi enogastronomici. L’Italia, in ogni angolo, ha un vigneto da scoprire ed insieme ad esso la ricchezza e la bellezza di territori diversi, in un perfetto simposio dove cultura e arte si sposano perfettamente con la convivialità del mangiare e del bere. Ogni regione vanta luoghi meravigliosi; bisogna quindi saper guardare oltre le mete tradizionali e con curiosità esplorare le bellezze del nostro Paese. Un maggior coordinamento tra promozione turistica, agroalimentare e del vino sarebbe auspicabile per una sinergia che è davvero naturale. Infatti l’enogastronomia contribuisce allo sviluppo del turismo e alla conoscenza culturale di un luogo grazie alla sua capacità di veicolare quei valori tanto ricercati dai turisti contemporanei: autenticità, sostenibilità, esperienza, rispetto per il patrimonio e dell’identità locale oltre al benessere psico-fisico.

Recentemente anche la Cina si è interessata molto ai nostri prodotti, quanto crede possa essere importante il mercato cinese per l’export italiano?

Il mercato cinese è indubbiamente molto interessante e recentemente abbiamo visto che l’Italia sta avanzando nel posizionamento di paese esportatore. Non c’è dubbio che il nostro paese non occupa in Cina la posizione che gli spetta come punto di riferimento nella produzione del vino a livello mondiale. Il nostro export è ancora modesto in particolare se comparato alle performance del vino francese. Comunque, l’Italia ha segnato in Cina un buon incremento pari a quasi + 26% in volume con 377 mila hl e +28,7 % in valore con 130 milioni di Euro.

“LA VITA è UNA COMBINAZIONE DI MAGIA E PASTA”

Se ci sono dei prodotti che all’estero ci identificano più di altri questi sono sicuramente la pasta e la pizza. Due alimenti che rappresentano motivi di vanto per il nostro Paese e che incarnano l’identità italiana in tutto il mondo: la parola a Riccardo Felicetti, Presidente dell’Aidepi (Associazione delle Industrie del Dolce e Pasta italiane).

La pasta rimane uno dei principali simboli dell’Italia gastronomica nel mondo?

Assolutamente. La pasta è il primo piatto italiano per eccellenza, ed è ambasciatrice della dieta mediterranea che è stata dichiarata patrimonio immateriale dell’umanità dall’Unesco nel 2015. È talmente simbolica, che il suo nome non ha neanche bisogno di essere tradotto, esattamente come per una vera star!

Parlando di grani, recentemente ha dichiarato che il decreto che obbliga a stabilire sull’etichetta l’origine della materia prima è inutile. Ci spiega questo concetto? La qualità non conosce frontiere e non bisogna confondere l’origine della materia prima con la qualità o con la sicurezza del prodotto. La sicurezza è garantita da stringenti normative comunitarie e da un rigido sistema di controlli nazionali, sia sulla materia prima nazionale, sia su quella importata, cui si aggiungono numerosi autocontrolli dei pastai italiani. La qualità è poi assicurata dai pastai italiani che da sempre producono la migliore pasta al mondo anche grazie alla loro capacità di miscelare i migliori grani presenti sul mercato.

Quello dei prodotti contraffatti è un problema che coinvolge anche questo settore. Quanto teme questo fenomeno e come si può contrastare?

Anche qui c’è un equivoco di fondo: l’origine della materia prima non influisce sul concetto di contraffazione: esiste una legge italiana, chiamata “Legge di Purezza”, che definisce le caratteristiche che deve avere la semola di grano duro per divenire pasta. È il saper fare dei pastai che garantisce la qualità del prodotto. Un prodotto è italiano, per legge, se l’ultima fase della lavorazione avviene in territorio nazionale. Nel caso della pasta, tutto il processo produttivo, anche di molitura del grano duro, avviene in Italia, pertanto non esiste il dubbio di “falso made in Italy”. Altri casi sono quelli di produttori stranieri che utilizzano nomi e/o riferimenti cromatici per far credere ai propri consumatori che si tratti di prodotti italiani. Da decenni chiediamo che le Autorità competenti procedano legalmente contro queste aziende.