L’importanza di essere Frank

L’importanza di essere Frank

Frank Chamizo Marquez, bronzo olimpico a Rio, è l’attuale campione Mondiale di Lotta. Non lasciatevi ingannare dal nome: Frank, di origini cubane, è un atleta italiano e continua a portare alto l’onore del nostro Paese sui vari “tappeti” del mondo.

Gli “occhi della tigre” Frank ce li ha. Li ha sempre avuti, sin da bambino, anche se ancora lui nemmeno lo sapeva. In fondo se hai l’animo da combattente questo prima o poi esce fuori, si manifesta e ti conquista, portandoti verso strade totalmente inimmaginate o inimmaginabili. Frank ha lottato innanzi tutto con la propria vita, col proprio destino, prima ancora che con un avversario reale. E ha vinto.
Perché per sfidare qualsiasi rivale devi essere consapevole che se cadi puoi risollevarti, rialzandoti più forte per affrontare senza paura ogni lottatore. E l’avversario più difficile, un destino che si stava rivelando pericolosamente ostile, l’hai già sconfitto. Frank già l’ha sconfitto. E partendo da molto lontano.

Che bambino era Frank Chamizo? Le ha mai prese o date prima di iniziare a fare lotta?

Ho iniziato a fare lotta quando avevo sette anni, ero un bambino piuttosto vivace e per questo spesso le prendevo da mia nonna quando rientravo a casa. Oggi lei è la mia prima tifosa, è rimasta a Cuba, quando torno da quelle parti, vado principalmente per riabbracciare lei.

Come e perché ha iniziato a fare lotta?

E’ stata una scelta istintiva. Un giorno, camminando per le strade di Matanzas, il posto dove sono nato, ho visto una palestra dove c’erano atleti che facevano i salti mortali. Questa cosa mi ha incantato, sono tornato a casa e ho chiesto a mia madre di farmi fare la Lotta. Disse di no, ma avevo già deciso….

Conosceva questo sport? Aveva degli idoli?

-Non conoscevo questo sport, non avevo nessun idolo. Mia madre mi negò il permesso per andare in palestra, ma io presi ugualmente il mio documento e andai a iscrivermi. Quando il Maestro di Lotta vide il mio documento, mi guardò e disse: “Ma tu sai di chi sei figlio? Tuo padre è stato un grande campione di Lotta”. Io non lo sapevo, perché mio padre se n’era andato negli Stati uniti quando avevo appena tre anni.

Il fatto di aver vissuto l’infanzia in povertà crede che le abbia dato una spinta, specialmente nei momenti difficili?

La spinta me la sono data da solo. Quando vivi in situazioni disagiate, o nuoti, o affoghi. Io mi sono impegnato per trovare un futuro diverso da quello che la vita mi stava proponendo. Se non mi fossi impegnato a farlo, sarei finito in mezzo alla strada, e non sarebbe finita bene. Io questa cosa l’ho capita quando la Nazionale Cubana mi squalificò togliendomi tutto: lavoro, stipendio, prospettive. Quello è stato il punto di non ritorno: o facevo qualcosa per cambiare, o sarei andato incontro al mio destino.

Ha mai pensato “non ce la faccio, mollo tutto”?

No, non l’ho mai pensato. Eppure le condizioni di vita mi spingevano in quella direzione. Alla fine, nella vita non devi mai mollare perché se veramente lo vuoi un’occasione per rialzarti in piedi riesci a trovarla. La Lotta assomiglia un po’ alla vita, puoi anche finire per terra, ma l’importante è rimettersi in piedi, sempre.

A Cuba venne squalificato perché pesava 100 grammi di troppo. Che conseguenze ha avuto nella sua vita e nella sua testa?

-E’ un provvedimento che ha avuto delle conseguenze devastanti, almeno all’inizio. Da un giorno all’altro mi sono trovato senza niente, in mezzo a una strada, senza un lavoro, senza una prospettiva, senza la possibilità di combattere: ero smarrito perché combattere era l’unica cosa che sapessi fare in quel momento. E’ stata dura, ho vissuto giorni difficilissimi, poi fortunatamente ho avuto la possibilità di venire a combattere in Italia, e tutto ciò mi ha cambiato la vita.

Come è stato l’impatto con l’Italia? Porterebbe qua qualcosa da Cuba?

L’impatto con l’Italia è stato difficile, ma al tempo stesso molto bello. Ero giovanissimo, lasciavo casa mia, i miei amici, il mio mondo per rimettermi in gioco dall’altra parte del pianeta. Qui ho trovato una famiglia e una federazione (la Fijlkam) che mi hanno accolto nel migliore dei modi, mi hanno subito fatto sentire a casa. Amo l’Italia, mi sento italiano al 100%, mi sono inserito benissimo. Questo Paese mi piace, mi piace il modo in cui si mangia, mi piace la moda. Da Cuba mi sarei portato dietro il calore delle persone: lì i rapporti sono più caldi, c’è maggiore familiarità, le frequentazioni e le amicizia vengono vissute in maniera differente.

Che ricordi ha di Rio?

Rio è un ricordo doloroso, sportivamente e fisicamente parlando. Quasi nessuno sa che durante la semifinale ho avuto una lussazione al gomito sinistro. Quando ho finito il combattimento avevo un dolore insopportabile, sono andato dal medico e gli ho chiesto di fare qualcosa… non avrei potuto affrontare la finale per il terzo posto in quelle condizioni. Alla fine sono riuscito a combattere e a vincere cambiando impostazione e tattica. Avevo una grande adrenalina addosso, ma appena ho concluso il combattimento il dolore è tornato più forte di prima….

Quanto è stato difficile vincere il titolo mondiale nella categoria 70kg? Questa medaglia ha cancellato la “delusione” del bronzo olimpico?

Sembra quasi uno scherzo parlare di una delusione olimpica. Ci sono atleti che lavorano per tutta la carriera per arrivare a vincere un bronzo olimpico, e io guardo quella medaglia come una delusione. Ma è così. Avevo vinto l’Europeo e Mondiale, e la medaglia d’oro a Rio mi sembrava la logica conseguenza del mio percorso. La delusione è stata tanta, questo pensiero mi accompagnerà fino a Tokyo 2020. Perché l’oro olimpico – in questo momento – è l’obiettivo della mia vita. La vittoria del Mondiale non mi ha ripagato perché un Mondiale è diverso da un’Olimpiade anche se paradossalmente è più difficile. Vincere non è mai facile, in quest’ultima occasione lo è stato ancor meno. Dopo le Olimpiadi ho deciso di cambiare categoria di peso, e quindi mi sono dovuto confrontare con atleti più prestanti, avversari che avevo avuto modo di conoscerli solo attraverso le immagini dei loro combattimenti.

In Italia e nello sport, soprattutto nel calcio, si verificano ancora episodi di razzismo. Cosa ne pensa di questo problema?

-Il razzismo è dovuto all’ignoranza delle persone. Ma è mai possibile che nel 2017 ci sia ancora gente del genere, gente razzista che fa differenze tra persona e persona semplicemente perché hanno un colore della pelle diverso dal loro? Io credo che questo fenomeno sia dovuto all’ignoranza delle persone. Personalmente non sono mai stato vittima di episodi di razzismo, ma se dovessero capitare, li ignorerei. Non mi fa paura il razzismo, mi fa paura l’ignoranza delle persone razziste. Hanno un cervello che non si è sviluppato, che non funziona.

Quanto allenamento e sacrifici ci sono “dietro le quinte”? Nel tempo libero cosa le piace fare? Si concede qualche sgarro a tavola?

-La Lotta è uno sport duro, e i sacrifici sono tanti, ma fanno parte del gioco. Io amo la Lotta, e questo mi consente di affrontare la fatica quotidiana degli allenamenti con minor peso. Nella Lotta devi rientrare in una determinata categoria, quindi devi stare attento alla dieta, devi limitare alcuni piatti. Quando decido di fare uno “sgarro” alla mia dieta, mi concedo un piatto di tagliolini al tartufo, davanti a quelli non so resistere. Nel tempo libero vado spesso al cinema, mi piace moltissimo vedere i film: è un mondo che mi affascina, alla fine della mia carriera sportiva vorrei intraprendere quella di attore, lavorare nel cinema. Ma per quello c’è ancora tempo….

Cosa direbbe ad un giovane che aspira a diventare lottatore?

-I giovani, soprattutto in età adolescenziale, spesso hanno dei conflitti interiori che talvolta sfociano in comportamenti non idonei. Io direi loro di lasciar perdere la strada che può portare solo guai, entrare in una palestra, sfogare i propri istinti e tempo stesso per trovare delle regole. Mettetevi in gioco, per trovare voi stessi. Chi entra in una palestra cura il proprio corpo, il proprio spirito, e magari scopre anche il proprio talento….

Dove la vedremo in azione prossimamente?

-Ad Aprile 2018 ci sono i Campionati Europei in Russia. Mi presento da campione in carica, e come logico che sia, tutti quelli che parteciperanno alla gara della mia categoria vorranno mettermi per terra. Io lavoro per restare in piedi, vediamo come finisce….