Vinitaly: più si comunica più si cresce

Vinitaly: più si comunica più si cresce

Sta per tornare l’ormai più che consolidato appuntamento annuale con Vinitaly, il Salone Internazionale del vino e dei distillati che si tiene a Verona dal 1967.
Dopo più di cinquanta edizioni, Vinitaly si estende su 95000 m² di esposizione, conta più di 4000 espositori l’anno e registra circa 150000 visitatori per edizione.
Il salone raccoglie produttori, importatori, distributori, ristoratori, tecnici, giornalisti e opinion leader. L’esperienza di Vinitaly è a tutto tondo: oltre alle aree espositive dedicate ai produttori di vino, infatti, il salone si compone di workshop, buyers club e aree espositive speciali per promuovere il Made in Italy e far conoscere sul mercato le aziende emergenti.
In ogni edizione vengono, inoltre, organizzati concorsi e premi internazionali, tra cui i più famosi dopo 50 edizioni sono il “Concorso Enologico l’Internazionale”, l’“International Packaging Competition” e il “Premio Internazionale Vinitaly” che assieme all’ “International Wine and Spirit Competition” promuove la divulgazione della cultura del vino nel mondo.
L’edizione di quest’anno sarà l’ago della bilancia del mercato dei produttori, dopo che le avvisaglie dello stop di esportazione del 2015 si sono concretizzate, durante tutto il 2016, in una sostanziale stasi che, senza il Prosecco, avrebbe il sapore della crisi: nonostante continui il trend positivo, l’esportazione di vino italiano all’estero cresce poco e meno dell’anno scorso.
Ma cosa è cambiato e come risollevare l’export? download
Girando per le cantine, parlando con i produttori, calpestando le vigne, si ha idea che il vino non è solo mora di rovo, cuoio russo, tamarindo e sbuffi minerali. C’è spesso un lavoro artigianale dietro, c’è passione, c’è l’alzarsi la mattina e pregare che non grandini, ci sono le mani callose, c’è il profumo della terra e c’è il lavoro di un team di persone che hanno fatto del vino la loro vita.
Come comunicare tutto questo a chi beve un “semplice” bicchiere di vino?
Sì, perché il vino italiano, ad esclusione di poche famose etichette, pur avendo una storia lunga e nobile, è sempre stato considerato un prodotto povero e contadino e, anche grazie a Vinitaly, rappresenta oggi un illustre esempio di come comunicare bene, faccia bene soprattutto alla vendite.
La reputazione è tutto e oggi il vino è quello che Luigi Veronelli, il vate del vino italiano, sognava: un prodotto colto.
E se Vinitaly è nata come una fiera, dove ognuno che produce vino sente il dovere di esserci, è anche vero che funziona quanto più va a braccetto con la comunicazione: emblematico è il racconto di un produttore di Barolo, Enrico Scavino, che raccontò come al suo primo Vinitaly tornò a casa senza contatti, mentre a seguito di un articolo sul settimanale “Il Mondo”, il suo stand fu letteralmente invaso l’anno successivo.
Per questo Vinitaly è anche, durante l’anno, una serie di tour sui principali mercati internazionali che svolgono la funzione di ambasciatore del vino italiano nel mondo (“Vinitaly in the world” ) e anche un appuntamento a novembre, Wine2Wine, dove si fanno workshop per tre giorni sui temi più decisivi del settore, anche la comunicazione, molto cambiata in questi 50 anni: dopo i giornali che hanno iniziato a ospitare rubriche fisse sui vini, sono arrivate le guide, con alterne fortune, e poi i social media, insomma quella combinazione di notizie e reputazione che oggi come oggi è il mercato dei produttori di vino.
Infine, come ogni edizione, Vinitaly organizzerà inoltre il fuorisalone “Vinitaly for You”, evento winebar che si tiene nel centro storico di Verona.

ABITUDINI CHE CAMBIANO…
Quello della Grande distribuzione si conferma il canale di vendita di gran lunga più grande nel mercato del vino con 505 milioni di litri venduti nel 2016 per un valore di un miliardo e mezzo di euro. In un anno di sensibile contrazione dei consumi familiari, il mercato italiano del vino gode di una relativamente buona salute, come testimoniato anche dalle vendite nei supermercati. I vini a denominazione d’origine (in bottiglia da 0,75lt) aumentano del 2,7% in volume (e del 4,4% in valore) con 224 milioni di litri venduti, proseguendo nel trend già promettente del 2015 (+1,9%). Queste le anticipazioni della ricerca sull’andamento del mercato del vino nella Grande distribuzione nel 2016 svolta dall’istituto di ricerca IRI che sarà presentata a Vinitaly. Per il secondo anno consecutivo le vendite in promozioni rimangono statiche ed i prezzi medi sono in risalita.
Va sottolineato il successo degli Spumanti che fanno segnare nel 2016 una crescita di oltre il 7% con 54 milioni di litri venduti, bissando l’ottimo risultato del 2015.
«La crescita degli spumanti riflette una destagionalizzazione delle vendite di bollicine conseguenza di un crescente uso nel consumo quotidiano – fa notare Virgilio Romano, Business Insight Director di IRI – Tale aspetto ci permette di dedurre che lo spumante attira nuovi consumatori e potrebbe rappresentare una tendenza di rottura nelle tradizionali abitudini del bere italiano».
I vini biologici fanno registrare una crescita a due cifre impressionante per un mercato ancora giovane, soprattutto nella Grande distribuzione: +25,7% in volume con 2 milioni e mezzo di litri venduti. “I primi dati sul mercato del vino nella Grande Distribuzione confermano la ripresa del mercato interno del vino in Italia, – ha commentato Giovanni Mantovani, Direttore generale di Veronafiere – I consumatori cercano sugli scaffali sempre più il vino di qualità, con un conseguente aumento dei prezzi medi. E’ un processo che è sempre stato sostenuto da Vinitaly che da 13 anni organizza e promuove l’incontro tra cantine e Grande distribuzione in convegni e incontri B2B”.
Nonostante la leva delle promozioni, che tuttavia si mantiene ferma al 50% da due anni, i valori del vino venduto continuano a salire: le bottiglie a denominazione di 75cl hanno un prezzo medio di poco inferiore ai 5 euro (4,81 euro al litro). Ancora un anno negativo per le vendite del vino in Brik (- 2,5%) ed un crollo per tutti gli altri formati: – 8,6% per il vino confezionato da 0,76 a 2 litri e – 9,7% per formati diversi da questi (tutti dati in volume). Questi dati condizionano il dato complessivo del vino confezionato, che è di -1% a volume e + 1,1% a valore. Tra i formati differenti dalla bottiglia di 75cl si afferma soltanto il Bag in Box con 12 milioni di litri venduti
ed una crescita dell’11,7% in volume.
Sul podio dei vini più venduti d’Italia si piazzano i tre inattaccabili campioni, nell’ordine: Lambrusco, Chianti, Montepulciano d’Abruzzo. Si fanno notare le performance del Nero d’Avola (Sicilia), Vermentino (Sardegna), Muller Thurgau e Gutturnio (Lombardia) (che crescono in percentuale più del 4%). Tra i vini “emergenti”, cioè con una maggiore progressione di vendita a volume salgono sul podio, nell’ordine: Ribolla Gialla (Friuli Venezia Giulia), Passerina (Marche), Valpolicella Ripasso (Veneto). Si conferma la crescita del Pignoletto (Emilia), del Pecorino (Marche/Abbruzzo) e della Passerina (Marche), mentre rientrano in classifica il Grillo (Sicilia) e il Cannonau (Sardegna). Va segnalata la crescita dell’8,2% in volume del Chianti Docg, quindi il
top delle denominazioni, che vende quasi 10 milioni di litri per un valore di oltre 45 milioni di euro.

Ylenia Leone

www.vinitaly.com