La piccola grande auto

La piccola grande auto

Non si può pensare all’Italia senza che la mente vada subito a lei, alla minuta icona di un Paese sempre pronto a solcare nuovi confini e a rimettere in discussione la sua quotidianità
“Completamente nuova, moderna, di minor prezzo, più economica, degna di succedere alla prima vettura utilitaria del mondo, realizzata dalla Casa torinese”: con queste parole l’Ufficio Pubblicità e Immagine salutava la nascita della Nuova 500 il 1 luglio del 1957, giorno del suo debutto ufficiale, senza sapere che quella data sarebbe entrata a pieno titolo nella storia e nell’immaginario collettivo.

La nascita di un mito
Procediamo con ordine. Il progetto, nato alcuni anni prima con l’intento di offrire un’alternativa più piccola ed economica alla 600 – già successo di vendite – era stato interamente seguito dall’ingegner Dante Giacosa, autore praticamente di tutte le vetture Fiat dalla Topolino del 1936 in poi.
La Nuova 500 (Nuova rispetto alla precedente Topolino appunto) era una vettura a scocca portante realizzata in lamiera stampata, a due porte e due soli posti più due, con un piccolo motore bicilindrico verticale raffreddato ad aria.
Nell’estrema semplicità risiedeva l’elisir di eterna giovinezza di questa vettura, soprattutto se si pensa alla sua silhouette, che le valse pure, nel 1959, il Compasso d’Oro, massimo riconoscimento italiano nel campo del disegno industriale.
In un pirmo momento, tuttavia, l‘accoglienza che il pubblico le riservò fece presagire un futuro tutt’altro che roseo per la nuova nata di casa Fiat. Vuoi per un ritardo nella commercializzazione o per un prezzo elevato per l’epoca, la reazione del pubblico fu caratterizzata da ben poco entusiasmo. Paradossalmente, ciò che avrebbe fatto la fortuna della 500 negli anni immediatamente a seguire, ovvero le sue linee straordinariamente pulite, spiazzò gli acquirenti abituati a misurare l’opulenza di una vettura dalla quantità di cromature. La 500 ne era del tutto sprovvista e furono pochi i clienti a intravedere in questo modello contro corrente il capolavoro di razionalità ed economicità che in effetti era. Gli ordini sottoscritti dopo il debutto furono davvero pochi, rendendo così i primi esemplari un anelatissimo oggetto da collezione.

Parola d’ordine: moderna
La reazione da parte di Fiat fu immediata e già nell’ottobre dello stesso 1957 venne presentato un aggiornamento della Nuova 500, che prevedeva uno sdoppiamento della gamma in due modelli, “Economica” e “Normale”. La prima era, di fatto, la stessa presentata a luglio, ad eccezione del potenziamento del motore a 15 Cv, ottenuto mediante un nuovo profilo dell’albero di distribuzione ed il nuovo carburatore Weber 26 IMB. La seconda, oltre ai miglioramenti dell’Economica, presentava le tanto agognate rifiniture, quali molure lungo le fiancate, lungo i brancardi, le cornici in alluminio attorno ai vetri delle porte, le coppe in alluminio alle ruote, le cornici cromate attorno ai deflettori ed ai fari e la scrittina “Nuova 500” in alluminio sul cofano posteriore.

Nonostante questi interventi, il successo per la 500 stentava ancora a decollare e cosi la Fiat tentò un’ulteriore ardita operazione commerciale realizzando una versione sportiva della vettura che la rendesse particolarmente popolare fra i giovani e fra tutti coloro che pensavano che un’auto cosi piccola potesse essere solo un ripiego nei confronti di una maggiore cilindrata. Venne così messa a punto la “500 Sport”, che esteticamente si distingueva dalla Nuova 500 Normale esclusivamente per il tetto interamente metallico, solcato da tre nervature longitudinali, per la mancanza delle molure sulle fiancate e per la colorazione che era esclusivamente bianca con vistose strisce sulle fiancate in colore rosso, così come i cerchi delle ruote. Numerose erano invece le modifiche dal punto di vista meccanico, consentendo una velocita massima di oltre 105 km/h. Accanto alla versione con tetto metallico, fu offerta anche la Sport Trasformabile, con tetto in tela, che costava meno ma fu realizzata in un numero davvero limitatissimo di esemplari. Il genere degli interventi sulla 500 Sport, caratteristici più di una costruzione artigianale che di una produzione industriale in grande serie, furono un investimento nell’immagine, ed i risultati non si fecero attendere, primo fra tutti la conquista dei primi quattro posti alla 12 Ore di Hockenheim del 26 maggio 1958.
Contemporaneamente il motore delle versioni normali venne potenziato.

Prototipo_FIAT_500.JPG
All’alba degli anni 60 l’Italia si presentava come un paese nuovo, protagonista di una incredibile quanto rapida rinascita: i consumi erano cresciuti del 50% nell’ultimo decennio e oramai tutti pretendevano prodotti industriali più raffinati e complessi. Nel caso della 500, questo si traduceva con una necessità di dotare la vettura di tutti quei piccoli particolari ed accessori che all’inizio erano stati considerati superflui, soprattutto in considerazione di un radicale cambiamento di abitudini.
Arrivavano le gite fuori porta, i finesettimana fuori città e le lunghe vacanze estive, e la 500, sebbene ottima per l’uso urbano, soffriva sicuramente di una certa carenza di potenza che la rendesse altrettanto adatta ai lunghi spostamenti. Così l’attenzionedei tecnici della Fiat si rivolse sostanzialmente verso la meccanica che fu prima di tutto dotata di un propulsore analogo a quello della 500 Sport, ma privo ovviamente di tutte quelle piccole finezze che erano state introdotte con spirito agonistico.
Fiat lanciò la Nuova Fiat 500 D, che fu prodotta in oltre 640.000 esemplari dal 1960 al 1965. La fanaleria anteriore e posteriore era l’elemento che la distingueva maggiormente dalla Nuova 500, oltre al tetto apribile più corto, in tessuto.
La sua guidabilità in città e le sue solide prestazioni, unite a un’eccellente tenuta di strada, alla straordinaria maneggevolezza e a un’ottima capacità di frenata, la resero un veicolo molto apprezzato, anche per i suoi consumi molto bassi.
Ma la ricerca in casa Fiat era ormai diventata una continua sfida alla moderna quotidianità, dominata dalla volontà di soddisfare quanto più possibile le esigenze delle famiglie italiane: il passo da un’auto versatile a una che fosse anche capiente non era mai sembrato così breve. Le prime vetture familiari, allungate e con uno sportello incernierato in alto, si fecero largo tra i prototipi di Giacosa, che decise dì lanciarsi in una rivisitazione sostanziale, pur mantenendo invariati gli elementi principali e di dare vita a una nuova produzione, quella della 500 Giardiniera.