Il Brasile di domani

Il Brasile di domani

Luci ed ombre della “Cidade Maravilhosa”, tra grandi opere, promesse disattese e le Olimpiadi ormai dietro l’angolo

di Marco Notaroberto da Silva
Domani prenderemo un treno. Non farà molta strada, continuerà a girare in tondo per il centro cittadino mostrando ai turisti e agli abitanti la zona del porto. Sì, domani prenderemo un treno che assomiglia molto ai convogli che tagliav ano le strade della Rio de Janeiro imperiale, ma che non lo è. È un esemplare unico in America Latina – lo sentiamo ripetere spesso e con molto orgoglio – , ma è anche il riflesso di qualcosa che non esiste.
Il VLT (Veículo Leve sobre Trilhos – pioneriostico mezzo di trasporto elettrico e senza fili) è una delle tante opere che rientrano nel progetto di riqualificazione del porto carioca «Porto Maravilha», simbolo dell’eredità che i Giochi Olimpici (si suppone) lasceranno alla città.![VLT Rio](https://progressonline.it/wp-content/uploads/VLT-Rio-300x200.jpg)
Prendendo ad esempio Barcellona, sede delle Olimpiadi del 1992, Rio ha deciso d’investire in un’area della città scurita dal tempo e dalla fatica.
Che si aprano i porti, dunque! Quartieri storici, prima di difficile accesso, che ora vengono riurbanizzati e decorati con attrazioni a misura di turista, come il nuovo Acquario cittadino.
Le opere, il cui scopo è quello di rendere la città più smart e vivibile, hanno fatto sì che si aprissero più di 4,8 chilometri di tunnel, sostituendo le vecchie “avenidas” e sopraelevate con strade veloci, progetti per l’innesto di piste ciclabili, per l’utilizzo di fonti energetiche naturali e opere di bonifica, attenzioni che questa regione abbandonata non riceveva da tempo.
E questa è solo una parte del lascito olimpico, da cui non è ancora dato sapere![Novo porto Rio](https://progressonline.it/wp-content/uploads/Novo-porto-Rio-300x169.jpg) né prevedere se la popolazione trarrà giovamento. La “cidade maravilhosa” oggi con il suo Porto Maravilha, è una citta apertamente e, talvolta, esclusiavemente, turistica.
Rio accoglierà a braccia aperte le migliaia di persone che accorreranno per le Olimpiadi e le casse dello Stato, avide nel ricevere ciò che lasceranno i turisti di tutto il mondo, non si sono affatto risparmiate per offrire ancora uno spettacolo nella città degli spettacoli.
I turisti potranno ammirare nel nuovo porto il “Museo del Domani”, l’opera architettonica che ne rappresenta la rivitalizzazione. La sede del museo, situata in Praça Mauá, luogo simbolo del boom commerciale e industriale della città all’inizio del XX secolo, è stata progettata dall’architetto spagnolo Santiago Calatrava e con le sue ali ultramoderne in metallo bianco perlato legittima l’arrivo del futuro in città, proprio attraverso quei porti da cui la città ha avuto origine.
Una struttura costata più di 230 milioni di reais (quasi 57 milioni di euro) dedicata alla ricerca scientifica, principalmente in fatto di clima e ambiente, che , paradossalmente, sorge sulla discussa baia di Guanabara, punto focale dell’attenzione del Comitato Olimpico durante tutto il lungo processo di adeguamento della città e, ciononostante, ancora preda di un incontenibile inquinamento .
La promessa di bonifica della baia, che insieme alla conformazione stessa della citta ne fa la bellezza che è, è già qualcosa di obsoleto.
Mi ricordo anni fa, quando ero ancora un bambino, di un incontro tra il governo giapponese e quello brasiliano in cui già si parlava di bonifica. Dicono che il sostegno finanziario sia arrivato, ma la baia non è stata ripulita e il denaro è sparito, misteriosamente.
Ricordo anche la promessa fatta dal governo nel 2009, anno in cui Rio de Janeiro vinse la concorrenza di Madrid, Tokio e Chicago per ospitare le Olimpiadi, che quella stessa baia sarebbe stata bonificata in vista dei giochi. Ancora non è accaduto.
Così torno a pensare a quell’eredità. Un parola tanto usata dai politici per schivare le domande dei cittadini sulle cifre astronomiche investite per ospitare l’evento e sulla sua perdita di significato.
Credo che la città trarrà qualche guadagno da tutte queste costose opere sorte intorno al porto, il che non vuole dire che accadrà lo stesso per il popolo carioca, a cui mancano ancora servizi di base ben più urgenti di treni veloci e musei. Salute, sicurezza e risanamento sono soltanto le prime richieste di una lunga lista che continua ad allungarsi.
La questione principale che tende a oscurare grandi eventi come le Olimpiadi e i Mondiali è proprio questa: il volere del popolo sarà mai considerato? Siamo destinati a vivere in balia dello Stato? Per ciò che vedo la risposta e ovvia e amara.
Il domani è ancora avvolto in una densa penombra e non c’è modo di sapere se le Olimpiadi lasceranno effettivamente il tanto famoso e citato lascito.
Un segno sul volto della città lo lasceranno di certo, non resta altro che scoprire se sarà solo l’ennesimo tocco di trucco, a cui i carioca sono ormai abituati, prima da ammirare e poi da lamentare.
Rio de Janeiro, più di qualsiasi altra città, simboleggia il Brasile, un paese che da molto porta il baluardo della nazione del futuro. È il baluardo si è ormai arrugginito, e il nostro “tomorrow, never come”.
Il pericolo più grande è che faccia la fine del tanto agognato VLT, passando la vita a girare in tondo senza mai arrivare a un capolinea.