La ?battaglia culturale ? del Servizio Civile

La  ?battaglia culturale ? del Servizio Civile

Sono gli angeli “invisibili”, sono la mano robusta del Paese, protesa sul sostanzioso lembo di terra patria, che, spoglia di armi, gonfia d’orgoglio, ornata del solidale vessillo della condivisione unanime, reca come baluardo tra le dita i gioiosi colori della pace. I volontari del Servizio Civile, giovani tra i 18 e i 28 anni che investono un anno della propria vita nell’impegno finalizzato al bene collettivo e al supporto dello sviluppo sociale, costituiscono la maggiore risorsa del nostro Paese alla luce di un costante impegno proteso in disparati settori che vanno dall’assistenza all’ambiente alla tutela del patrimonio artistico, dalla promozione culturale alla difesa della legalità. Valore paideutico e formativo si intrecciano in questa “palestra di vita” che auspica un numero maggiore di investimenti da parte del governo, pur riconoscendo l’impegno del Ministro Riccardi nei riguardi della “battaglia culturale” a difesa dei proficui successi e delle iniziative sociali del SCN.
Silvia Conforti, attualmente rappresentante nazionale volontari nel Servizio Civile, volontaria fino al 2011 nel servizio Civile presso il Centro di Servizi per il Volontariato presso il Centro di coordinamento per il Volontariato della provincia dell’Aquila, ci racconta il suo impegno, rivelando aspettative e auspici, rivolgendo un pensiero ai numerosi giovani impegnati a lenire con il proprio contributo le ferite inferte all’Emilia dall’ultima calamità.

Dottoressa Conforti, lei è molto giovane, da quanto tempo si dedica al Servizio Civile e come pensa sia cambiato, nel corso degli anni, lo scenario di quello che costituisce il terreno più fertile della solidarietà, dell’assistenza, della promozione culturale?
Mi dedico al servizio civile da circa un anno e mezzo, dapprima con le attività proprie del mio progetto e in seguito con il grande impegno della rappresentanza. Credo che in questi anni non sia il Servizio Civile ad essere cambiato, ma piuttosto lo scenario che lo circonda, la società che è sempre più lontana dal senso vero dell’impegno verso il proprio Paese. Oggi come allora è lo stesso sentimento di solidarietà e di pace che muove tanti giovani a scegliere questa meravigliosa esperienza. Posso, però, certamente affermare che il fine unico e vero è la Difesa della Patria in modo non armato e nonviolento. La conquista della libertà di poterlo scegliere è il risultato della grandezza del suo valore ed una risorsa per la crescita del Paese. Questo non lo definirei cambiamento ma rendere migliore l’Italia.

Secondo lei, in un quadro contemporaneo, asfittico di valori, in cui l’esigenza di trovare un viatico alla disoccupazione induce soprattutto i giovani ad avvicinarsi ad attività, specie di volontariato, non per libera scelta, ma per necessità di impiego, quanto la scelta del servizio civile è dettata dalla libera consapevolezza e dalla coscienza volontaria dei singoli?
Credo sia un atto di onestà non rinnegare che molto spesso le motivazioni che inducono i ragazzi a scegliere il SCN non sono le più vicine a quelli che sono i suoi fini. Molti forse, io in prima persona, comprendono la sua vera essenza solo a conclusione di tutto il percorso. Alla fine, però, quello che conta davvero è ciò che rimane dentro. Non nego, neanche, che il contributo di 433,80 può essere, a volte, l’unica ragione, ma quello che ottieni è molto di più, un’ intensa esperienza che ti cambia la vita e lascia nei tuoi pensieri la voglia di continuare ad impegnarsi per migliorare il futuro che è nostro. Ecco perché il SCN è soprattutto educazione e per questa bisogna investire il meglio.

Quali sono le principali difficoltà che lei, occupando una carica di rappresentanza, si trova quotidianamente ad affrontare, alla luce della forte riduzione che gli investimenti hanno subito anche nel settore dell’impegno sociale? In che misura il governo contribuisce alla promozione delle iniziative e dei progetti messi in campo dal servizio civile?
La difficoltà più grande è sapere che, nonostante si pensi che i giovani siano tanto disinteressati alle vicende del Paese, in realtà, ce ne sono tanti che ci credono davvero e che vorrebbero questa opportunità. Vorrei non sentirmi così impotente ed avere la capacità di far comprendere a questo governo che vale la pena rifinanziare il fondo nazionale, anche per un solo ragazzo. Il valore aggiunto dei progetti di servizio civile non può in alcun modo quantificarsi a livello economico, ma è comunque dimostrato che l’apporto e il contributo che questo offre al sociale, in alcuni casi, sostituisce quasi totalmente la mancanza dello Stato. Al momento basterebbero 50 milioni di euro per garantire la pubblicazione per il prossimo anno. Sarebbe un investimento a 360 gradi, non solo per chi il Servizio Civile lo vive, ma anche per i destinatari dei progetti. Sono felice di dire che il Ministro Riccardi ci crede davvero e che insieme a noi combatte questa battaglia che egli stesso chiama “battaglia culturale”.

Come giudica la proposta del governo, poi abbandonata, di aumentare di due centesimi il costo degli sms per rimpinguare il Fondo nazionale della protezione civile?
Un modo per far fronte alla grave crisi che stiamo vivendo. In questo momento ogni “invenzione” può essere utile per lasciare a noi cittadini il dovere di mantenere attive le casse dello Stato. Odio dire, da abruzzese, che non ci voleva un altro terremoto per capire l’importanza e il valore di chi offre un servizio al Paese, soprattutto in situazioni di emergenza.

Chi è il volontario ‘tipo’? ovvero c’è un profilo che incarna, più di altri, l’identità di chi esercita questo servizio?
Credo che in questo momento il volontario tipo sia uno di quei ragazzi che offre il proprio contributo su tutto il territorio terremotato dell’Emilia e che cerca di dare un sostegno agli sfollati. Sono i ragazzi del Servizio civile che in questi giorni pubblicano appelli per mettere a disposizione le proprie case e ospitare chiunque ne abbia bisogno. Il volontario ‘tipo’ è il ragazzo che ogni giorno coglie il bisogno del proprio territorio e decide di fare qualcosa.

Potrebbe raccontarci, brevemente, un’esperienza particolarmente significativa accadutale nel corso della sua attività?
Ho vissuto molto intensamente la mia attività di servizio civile. Ho cercato di prendere il massimo da ogni persona incontrata, da ogni situazione affrontata, per poi tenerla dentro per il futuro. Ma appena ho letto la domanda ho pensato subito al “viaggio per la legalità”. Il mio progetto prevedeva attività di promozione nei licei sulla cittadinanza attiva. Dagli incontri a scuola si è creato un bel gruppo di ragazzi con cui abbiamo iniziato dei laboratori pomeridiani. Avendo scelto il tema della legalità, abbiamo organizzato un viaggio in collaborazione con “Libera Terra” per cercare di comprendere cosa vuol dire lottare contro la mafia. Tra le storie raccontate lì, nei luoghi “incriminati”, mi è scattata dentro una forza tale che ho voluto riversare nel fare qualcosa di concreto. Volevo cercare di cambiare quello che mi era possibile. Forse è proprio in quel momento che ho deciso di candidarmi al nazionale.

Come immagina il futuro del servizio civile? Quali sono i suoi auspici, quali le aspettative?
Nella mia immagine c’è un bando di Servizio Civile, ogni anno, per almeno 40.000 volontari. Sulle aspettative, invece, avrei molto da dire. Sicuramente spero che questo bel movimento continui il suo corso così come mi auspico che una volta per tutte l’Art. 52 della Costituzione possa appartenerci davvero. Si tratterebbe di un segnale forte volto a denotare la scelta del Parlamento di lavorare per i giovani definendo una legge da troppo tempo lasciata in balia degli eventi. Significherebbe, inoltre, cominciare a fare una selezione vera di ciò che richiede maggiore attenzione da parte dello Stato dal momento che l’educazione non può aspettare.
L’aspettativa più grande è che, un giorno, servizio militare e servizio civile possano essere riconosciuti allo stesso modo e con la stessa dignità. Ciò vorrebbe dire che dei 23 miliardi di euro destinati alla difesa , una parte sarà riservata a quella alternativa non armata e non violenta.

di Samantha De Martin