Massimo Ottolenghi. Ribellarsi giusto

Massimo Ottolenghi. Ribellarsi   giusto

Sono pagine cariche di passione, di empatia, di lucida riflessione, quelle che riempiono l’ultimo libro di Massimo Ottolenghi: “Ribellarsi è giusto”. Ottolenghi è un padre e, come un padre giusto, sa chiedere scusa per le proprie colpe: “Di tanta inerzia e inettitudine siamo noi i colpevoli, per non aver saputo scindere fino in fondo il bene dal male, per non aver saputo epurare…per non aver saputo preparare la generazione dei vostri padri. Di tanta colpa vorrei chiedere perdono”, ma, contemporaneamente, capisce anche la necessità di infondere fiducia, speranza e coraggio a quei giovani, eredi di un Paese rimasto senza futuro “E’ il vostro momento. Il momento dei valori più alti da contrapporre agli interessi meschini e di parte. Non tutti sono rassegnati. Molti vi seguiranno. […] Provate a pensare il futuro a vostra immagine, non secondo quella dei vostri padri che sono incapaci di andare oltre questo fango”.

E’ un monito forte e sincero quello di Ottolenghi, resistente ebreo figlio del secolo della pianificazione della morte e della desertificazione di tutti i valori, che vuole arrivare lontano, dentro a quel nuovo risorgimento tutto da riconquistare. Lo scrittore riesce a trasmettere tutta la propria partecipazione attraverso le sue parole che parlano a quella “miglior gioventù” di oggi che sale sui tetti e scende in piazza, e anche a quei ragazzi sfiduciati che si sentono emarginati dalla vita pubblica, perché incapace di rappresentarli. Per ricostruire il futuro, servono gli insegnamenti del passato. Questo lo scrittore lo sa bene e durante il libro ripercorre le pagine della storia del nostro Paese, dal Manifesto della razza alla seconda guerra mondiale, alla Resistenza, fino ai giorni nostri.

Occorre mettere in atto un risveglio del pensiero, della coscienza, dell’azione. La vera rivoluzione, come dice lo scrittore, sta nel salvare le istituzioni nate dalla Resistenza, nell’appropriarsene e sentire che queste appartengono a noi, al cittadino, non, come adesso di fatto è, ad una casta che non ci rappresenta. La posta in gioco è la qualità umana del futuro delle nuove generazioni e dunque del nostro Paese. Il luogo da dove questa rinascita deve ripartire è la scuola, motore di quella cultura che tanto spaventa il potere, e maestra di vita nell’infondere ai giovani i valori della libertà e della giustizia. Bisogna che i giovani lottino per la propria scuola, che la sottraggano da quel gioco pericoloso che la vuole far diventare un “nemico ideologico” da abbattere. La scuola pubblica, come la Magistratura e la Costituzione, sono i nostri baluardi democratici da difendere.

Per combattere la cultura dell’illegalità che dilaga nel nostro Paese, è necessario che la legalità diventi rivoluzione. La legalità è di fatto l’unico valore al quale può essere ancorata la democrazia, è l’unico strumento valido per garantire convivenza civile. E il rispetto della legge, che sia veramente uguale per tutti, è esigenza da pretendere se si vuole riscattare l’imbarazzo nel quale si trova il nostro sistema politico, vittima (o carnefice), di scambi di favori, ricatti e compravendite di deputati. Ottolenghi disegna una shoah dei diritti e dei valori in atto, segno di una democrazia malata che non ha più nello Stato il suo Garante primo.

Centrale per l’autore anche la questione della libertà “Non ci si accorge dell’insidia alla libertà, a livello ideologico per conformismo di massa, a livello economico per mercificazione del lavoro e a livello politico per la progressiva esclusione dalla partecipazione diretta, a pilotare la società di cui si è parte”. Per vincere questa tendenza, Ottolenghi invita i giovani a unirsi, usando anche e ancora di più la rete, contro la nascita delle nuove Baronie ( le “formazioni associative” ), a non rendersi complici di un sistema incancrenito, a pretendere la meritocrazia, a partecipare attivamente alla vita pubblica; solo così si potrà dar vita ad un nuovo umanesimo della libertà.

Il libro si chiude con il sentito discorso tenuto dallo scrittore a Torino il 21 aprile 2011 in occasione della Liberazione e del centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia, nelle parole tutta la passione di un uomo che la storia d’Italia l’ha attraversata, fatta, vinta, persa, sognata, e che oggi ancora la insegue e la spera, insieme ai suoi giovani figli.

di Laura Saggio

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**Il libro**
**Massimo Ottolenghi – Ribellarsi è giusto**
Chiarelettere
autore: Massimo Ottolenghi collana: Reverse dettagli: 144 pagine
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